In cerca della felicità racconto poesia
In cerca della felicità racconto poesia La ricchezza più rara essere felici per ciò che si è
In cerca della felicità racconto poesia La ricchezza più rara
C’era una volta, tanto tempo fa, un uomo semplice e buono. Era un buon marito, un papà tenero, un vicino generoso, un contadino onesto. Per nutrire la sua famiglia, ogni giorno si recava a lavorare nei campi. Trattava la terra con molta attenzione e la terra era gentile con lui: gli offriva grano, orzo, fagioli, fichi, uva.
La famiglia del brav’uomo aveva sempre avuto il necessario. E moglie e figli lo circondavano di tenerezza. Tuttavia l’uomo trovava che il destino era stato duro con lui. Non faceva che lamentarsi della sorte che gli era toccata.
Il suo dirimpettaio era un uomo ricco che abitava in un palazzo di marmo e d’oro. Il suo vicino non sfiorava la terra con un dito: aveva un bracciante che lavorava per lui per un boccone di pane e lui passeggiava a cavallo.
"In tutto il villaggio nessuno è più sfortunato di me", pensava. "Perché loro sì e io no?", si chiedeva. Sono onesto, prego ogni giorno, obbedisco scrupolosamente a tutte le leggi di Dio. Quelli invece non se ne curano affatto. Non mi merito questo castigo!"
Era geloso di tutti, perché tutti avevano qualcosa più di lui. Invano la moglie cercava di farlo riflettere: "Dio sa quello che fa, fidati!". "Hai ragione. Dio sa il perché di tutto questo. Posso fare una cosa sola: andare a cercarlo e chiederlo a Lui". Facile dirlo. Ma come trovarlo e come riconoscerlo? "Dio è dappertutto e quindi lo incontrerò un giorno o l’altro, da qualche parte... Devo solo cercarlo sinceramente".
Così, un bel giorno, l’onesto padre di famiglia che non era mai uscito dal suo villaggio, si caricò un carico di provviste sulle spalle, lasciò moglie e figli e si mise in cammino alla ricerca di Dio. La sua unica bussola era incontrare il Creatore dell’universo.
Dopo alcuni giorni, il paesaggio di campi e prati verdi, a cui era abituato, lasciò il posto a tristi steppe e gole scavate nella roccia. Una sera, aveva appena cominciato le preghiere, quando sentì la gelida lama di un coltello appoggiata alla gola. Pieno di paura, intravide un uomo irsuto, dagli occhi di fiamma. "Ti prego, risparmiami! Sono un povero viandante, supplicò". "Non ti credo!", replicò il bandito. "Hai venduto i prodotti della tua terra al mercato, dammi i soldi! Ho già rapinato novantanove persone e tu sei la centesima!".
Il pover’uomo vuotò il sacco e le tasche, dicendo tremante: "Se vuoi, prendimi tutto, ma lasciami andare. Nessuno mi fermerà se non Dio. È lui che voglio incontrare per chiedergli perché l’uomo onesto è così spesso povero e il disonesto ricco!" Il bandito cambiò atteggiamento e gli disse: "Ti chiedo solo un favore. Uno solo. Quando troverai Dio, chiedigli se un uomo che ha assalito novantanove volte il suo prossimo, ma ha sentito pietà per il centesimo, merita ancora il suo perdono". "Non mancherò", disse l’uomo e ripartì.
Dopo alcuni giorni, fu coperto dalla polvere sollevata da un superbo cavallo. Il cavaliere dagli abiti sfarzosi chiese al polveroso viandante: "Dove vai?". "Vado a cercare Dio", spiegò l’uomo un po’ intimidito. "Voglio sapere perché la bilancia della sua giustizia non è mai uguale tra uomo e uomo!"."Ah!" disse il ricco, accarezzandosi la barba pettinata e profumata. "Ho una casa qui vicino. Sii mio ospite questa sera".
Dopo un po’ si ritrovò davanti a un magnifico palazzo. Durante la cena, il ricco mostrò le sue proprietà: terre, cavalli,armenti, e schiavi in quantità. "Ma io", precisò , "lavoro per l’aldilà. Faccio regolarmente le preghiere e tutte le pratiche religiose...". "Devi farmi un favore", proseguì il ricco a bassa voce. "Quando incontrerai Dio non dimenticare di raccontargli come io ti ho ospitato e che sono molto pio e buono. Chiedigli se, per questo, mi riserva un buon posto in cielo".
Il pellegrino promise e riprese il cammino. Il terreno si fece soffice sotto i suoi piedi e presto fu solo sabbia. Era giunto nel deserto. Una voce cavernosa lo chiamò. "Buongiorno, amico!", disse un uomo dall’aria maligna, sbucato dal nulla. "Dove vai?"."A cercare Dio", rispose il brav’uomo. "Voglio sapere perché Dio Onnipotente dà così spesso la ricchezza a chi non lo teme e offre così poco a colui che gli obbedisce". "Ma che te ne importa?", sogghignò l’altro. "Non serve a niente farsi certe domande!" Datti da fare per guadagnare soldi e goderti la vita! Anzi, vieni con me, ti faccio vedere io come si fa!"
II pellegrino era stanco e cominciava a pensare che quello strano personaggio avesse ragione, ma poi quel sorriso tentatore gli ricordò qualcosa e facendo un balzo all’indietro gridò: "Ma, tu sei il diavolo! Vattene!". "E tu sei un illuso! A Dio non importa niente di te!", replicò rabbioso il diavolo, che incominciò però a rimpicciolire, e ruotando vorticosamente su se stesso fu risucchiato dalla sabbia.
Il cercatore di Dio riprese la sua faticosa strada, finché una strana figura gli si accostò. Era un vecchio, o meglio un uomo senza età, scarno e miseramente vestito, ma che aveva uno sguardo pieno di forza e di tenerezza e una voce sorprendentemente limpida e dolce. "Fermati e riposati un pò", disse il vecchio. L’uomo tentò di proseguire: "Non ho tempo da perdere e non ho niente da darti!" Ma si sentì avvolto dalla dolcezza che emanava da quel vecchio e si fermò.
"Sono io colui che cerchi...", gli disse sorridendo. "Guardami bene: io ho creato tutto e non possiedo niente. Perfino tu sei più ricco di me, come vedi". Il pellegrino si buttò in ginocchio e vuotò il suo cuore, con tutti i suoi dubbi e tutti i suoi perché.
"Tu sei ricco, tanto ricco", gli disse Dio abbracciandolo dolcemente. "lo ti ho dato un’altra ricchezza, quella del cuore, che il ricco non possiede, perché neanche sa che esiste. È quella che ti fa indignare di fronte alle ingiustizie del mondo. lo ti ho evitato il fardello della fortuna che corrompe e rende l’uomo cieco nel cuore e nello spirito. Ti ho donato il coraggio di cercarmi, e anche l’occasione di trovarmi. Ora ti do un’ultima ricchezza, la più rara: La felicità di accettare ciò che si è. E ora, torna a casa e vivi in pace. Tornando, dirai al ricco che il mio Paradiso non si compra con l’oro e al bandito che è perdonato perché ha scoperto la via giusta. Vai. Quando sarà il momento verrò a prenderti e ti terrò con me per sempre".
E il vecchio svanì, come una brezza calma, serena, limpida, immensa.
La ricchezza più rara: essere felici per ciò che si è
In cerca della felicità racconto poesia La ricchezza più rara
In cerca della felicità racconto poesia La ricchezza più rara essere felici per ciò che si è
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