Testimonianze recenti di premorte
Testimonianze recenti di premorte la mia storia
Testimonianze recenti di premorte : cara Sara vedo che raccogli testimonianze recenti di premorte, vorrei raccontarti la mia testimonianza di premorte, mi ero lanciato con lo slittino giù dal vicolo, avrei fatto la curva, mi sarei immesso sull'altra strada e solo alla fine avrei fermato la mia emozionante corsa, ma non andò così, dopo la curva, andai a sbattere con la testa contro il paraurti anteriore di una macchina in movimento e mi trovai sul marciapiede, ma non in piedi, stavo galleggiando; c'era una ragazza della mia stessa età che si mise ad urlare, tenendosi la testa tra le mani, era molto spaventata per quello che stava succedendo, la guardai e poi guardai nella direzione in cui lei stava guardando e li vidi "me", il mio corpo che stava per essere investito dalla macchina; è in quel momento che ho avuto la consapevolezza che se volevo vivere dovevo rallentare quella macchina, sapevo che se la ruota fosse passata sul mio stomaco non mi sarei potuto salvare; sono riuscito a rallentare quella macchina e a modificarne un pochino la direzione, su di me è passata prima la ruota anteriore e poi la posteriore, ma il mio corpo rimase agganciato alla macchina e venne trascinato per qualche metro, poi si staccò e ricordo di essere stato contento che tutto fosse finito, ma la ragazza continuava ad urlare disperata, chiedeva aiuto; alla fine uscì un uomo da casa che guardò verso di noi, guardò la ragazza e poi vide il mio corpo e corse verso di noi.
Mentre l'uomo correva ho cercato di dire alla ragazza che stavo bene, ma non poteva ne sentirmi ne vedermi, ho provato a toccarla ma le mie mani sono passate attraverso di lei.
E' a questo punto che cominciai a capire cosa stava succedendo.
Guardai il mio corpo, l'uomo che era corso aveva preso con cura il mio corpo e aveva girato delicatamente la testa poi rivolgendosi alla moglie le disse "chiama un'ambulanza che sta per morire", la ragazza piangeva disperata.
Fu in quel momento che mi venne chiesto se volevo tornare indietro nel mio corpo o volevo avanzare, sono andato verso il mio corpo, stavo per rientrare nel corpo quando mi venne detto "si sta facendo tardi, devi fare la tua scelta" ma mentre stavo vedendo il mio corpo dissi "non posso rientrare, sta sanguinando ovunque, è pieno di dolore, non ci tornerò li" e così ho lasciato quel luogo.
Mi sentivo andare verso l'alto e mi trovai in una specie di tunnel molto scuro con un piccolo punto di luce, molto lontano davanti a me; sentivo di andare avanti verso la luce; mentre mi avvicinavo alla luce, notai che la luce era più luminosa di qualsiasi altra luce che avessi visto nella mia vita, ma non faceva male ai miei occhi; più mi avvicinavo alla luce e più mi sentivo amato, era come essere nelle braccia di tua madre, ma molto, molto di più intenso.
Mentre mi avvicinavo alla luce non avevo timore, non avevo preoccupazioni, mi sentivo tutto ok ma quando uscii dal tunnel tutto è diventato molto nuvoloso, ho percepito delle figure di persone che camminavano verso di me, non ho visto i loro volti, ma ho deciso di allontanarmi, spaventato di smarrire la via del ritorno; ho camminato per un po' fino a quando sono salito su un paio di gradini, erano di oro puro, ricordo di aver pensato che sarebbe bastato un po' di quel gradino per risolvere a vita tutti i problemi economici della mia famiglia, problemi che erano nati dalla morte di mio padre.
Mi accorsi che c'era qualcuno che stava scendendo da quei gradini e corsi a nascondermi e da li sbirciai e vidi i piedi e le caviglie e poi le gambe; sentivo di conoscere questa persona ma non ero sicuro di chi fosse, poi vidi il petto, aveva un gilet bianco, avrei dovuto sapere chi era ma ancora non lo riconoscevo, mio padre quando stava nella cassa da morto indossava un gilet bianco, poi il suo viso entrò nella mia vista e ho visto che era mio padre!, avevo 6 anni quando morì.
Mi alzai e cominciai a correre verso le scale gridando "papà, papà, oh papà, mi dispiace per quello che ho fatto".
Mi sorrise, vidi il dente d'oro e lui smise di scendere i gradini, poi mi disse "non importa, ciò che conta è che ti dispiace veramente per quello che hai fatto", risposi "sì papà, mi dispiace veramente", poi mi disse "ebbene, questo è tutto ciò di cui hai bisogno, che ne dici di venire a vivere con me per un po'?" e io ho risposto "sì, lo vorrei", lui ha allungato la mano verso di me, mi ha preso per mano, si è voltato e abbiamo iniziato a salire i gradini.
Abbiamo fatto qualche passo e ci siamo fermati; mio padre sospirò e disse "cosa c'è che non va? il tuo sguardo è rivolto alla terra e non a me" e gli risposi "non posso venire con te, sento mamma e il mio fratellino piangere" e in quel momento ho sentito qualcosa come il riavvolgersi all'indietro di un nastro registrato.
Sentivo dolore, un sacco di dolore e non riuscivo a respirare; ho aperto gli occhi e ho visto un uomo che mi teneva, era l'uomo che era uscito di casa quando la ragazza urlava; ho cercato di parlare con lui, ma non riuscivo a parlare, provavo un grande dolore nel respirare, c'erano altre persone li intorno, stava arrivando l'ambulanza; alcuni hanno detto che mi conoscevano e sono andati a chiamare mia madre.
Arrivò mia madre, arrivò l'ambulanza; durante il tragitto ricordo che continuavo ad entrare e a uscire dal mio corpo perchè il dolore era tremendo, il mio corpo era stato schiacciato, la maggior parte delle mie ossa erano rotte, i polmoni si stavano riempiendo di sangue; in ospedale 6 medici si consultarono sul da farsi vista la gravità e mia madre mandò a chiamare un sacerdote per farmi dare l'estrema unzione, quello che non sapevano ne mia madre ne i medici è quello che io sapevo, sapevo che sarebbe andato tutto bene.
Quando arrivò il sacerdote provai a parlare con lui, ma non potevo, potevo solo spostare il braccio destro e la mia testa di fianco e ho cercato di usarli come linguaggio; il sacerdote mi guardò negli occhi, mi stava per benedire, scossi la testa, volevo dire "no", continuò a guardarmi negli occhi con intensità e poi mi disse "sei stato lì e starai bene?", scossi la testa "si", lui mi guardò di nuovo negli occhi e mi sorrise, poi disse a mia madre "andrà bene, non ha bisogno di nessuna estrema unzione".
Mi benedisse, ci sorridemmo a vicenda ed era come se nei nostri sguardi ci fosse una conversazione, ci stavamo dicendo "noi sappiamo ma loro non lo sanno".
I medici stavano aspettando che mi stabilizzassi per farmi un'operazione, ma io sapevo che non ci sarebbe stata alcuna operazione; nelle prime ore del mattino mi addormentai, la mattina i medici cominciarono ad entrare uno ad uno nella mia stanza, stavano discutendo la mia situazione, non riuscivano a capire, uscirono infine e dissero alla mia famiglia "non sappiamo spiegarci il perchè, ma non c'è più alcuna traccia di emorragia, è stabile, noi continueremo a monitorarlo".
Questa è la mia storia
Testimonianze recenti di premorte la mia storia sono parole di Renato
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