09.12.2002
Un saluto a tutti voi, fratelli.
Questa sera chiarirò alcuni concetti che sono stati – e sono ancora – motivo di diatribe tra le varie religioni del vostro mondo. Il vero motivo di tante dispute sul piano del vostro esistere, sta nel termine "esistenza", che non va inteso nella sua accezione di una breve esperienza nella carne, bensì nell’insieme che l’essere sperimenta, in simultanea, su vari livelli vibratori, su varie modalità del "sentire". Anche nel microcosmo c’è un’esistenza e c’è un sentire.
Un atomo ha un suo sentire nell’esperienza del suo esistere, anche se è assai ridotto (uso questa espressione tanto per intenderci) rispetto al sentire di un essere incarnato e, a maggior ragione, di un essere che ha perduto, che ha fatto a meno dei corpi più pesanti. Ma questa differenziazione è solo apparente; la gradualità che esprimo nel porgervela è utile e necessaria per la vostra comprensione.
Lo stato dell’essere è onnicomprensivo di tutte queste innumerevoli sfumature che gli conferiscono la piena consapevolezza, lungo il percorso apparente dall’inconsapevolezza alla piena consapevolezza. Dall’eterno presente si entra nel tempo e si percorre un apparente tragitto che sembra lungo, contorto, incomprensibile, ma sempre in linea, in rigoroso riferimento, in rigorosa connessione con un progetto molto più ampio che è il Progetto divino.
Ciò che è emanazione di Dio sceglie di entrare nella materia densa per riappropriarsi della Coscienza divina. Per tal motivo fa molteplici esperienze nella multidimensionalità, per ritornare all’Unità, ma arricchito di consapevolezza.
Anche questo movimento di andata e ritorno è apparente ed è riferibile, è direttamente proporzionale al grado di coscienza, al grado di discernimento nel quale l’essere pensa di trovarsi. Se crede fermamente di fare un’unica esperienza, in questo momento, in un corpo fisico, non ha la possibilità di intravedere un’altra realtà. Così pure se pensa di essere in un’altra dimensione che lo porta a considerare solo l’aspetto dell’astrale, non coglierà alcun elemento di altre realtà.
Allo stesso modo voi, fratelli, se non riuscite a rompere le maglie che vi tengono imprigionati in questa "realtà" materiale, se continuate a sentirvi impegnati in questa unica realtà che vi circonda, che vi fa soffrire, che vi fa gioire, che condividete con gli altri, se non innalzate di qualche grado la visione da questo orizzonte piatto, non potrete mai cogliere la vera Realtà dell’Esistenza, anche se quello che fate oggi nella carne è utile, necessario e propedeutico alle altre esperienze che vi attendono e che voi immaginate di dover fare rispetto allo stato di coscienza che ha creato dentro di voi il concetto di tempo, il concetto di spazio.
Voglio suggerirvi un’immagine che possa rendere più comprensibile il concetto. Immaginate di essere un puntino tra tanti altri che compongono una sfera e che questo puntino pensi di muoversi dal centro ad un punto estremo qualsiasi della sfera, mentre in effetti è presente in ogni punto, perché la sua costituente, la sua natura, è trasfusa in tutta la sfera.
Immaginate dunque questi movimenti: in lungo, in largo, sopra, sotto, in un’apparente circonvoluzione, per poi ritrovarvi al centro di questa sfera con la consapevolezza di far parte di tutti i punti, perché il punto è la sfera stessa.
L’individualismo, che connota ogni essere umano, che lo fa sentire separato dal Tutto, separato dalla sfera, raggiunto il grado massimo di consapevolezza, di comprensione, di "sentire", non ha più una ragione d’essere. Ha, invece, una ragion d’essere l’amore che vi viene impartito come obbligo, come dovere, in ogni esistenza vissuta come separata dal Tutto. Quindi, in un mondo senza amore, permeato di lotte, di contrasti tra individui ed individui, cos’è che veramente manca?
Non certo gli insegnamenti, non certo la cultura appropriata, manca soltanto la consapevolezza che – come sapete – è affidata alla volontà, alla libertà, all’impegno di ogni individuo per riscoprirla e farla propria. Tutto il sapere diventa poca cosa, tutto l’amore per Dio come devozione, come ritualità, diventa inutile se manca la consapevolezza e l’individuo inconsapevole si trova in uno stato di coscienza inferiore a quello di una roccia, di una pianta, di un animale.
Come ci si impegna, come si lavora per allargare, per fare propria questa consapevolezza?
Il primo lavoro da fare riguarda la propria interiorità andando a ripescare tutto il meglio di voi stessi, ribaltando quell’opinione errata e pessimista sulla vostra personalità. Mettendo in luce ciò che di bello c’è dentro si può migliorare anche il proprio carattere. Il secondo lavoro, ma non si può passare a questo saltando il primo, è il rapporto con gli altri, quelli che considerate divisi e diversi da voi, superiori o inferiori.
Cominciate a guardare al vostro prossimo con la stessa ottica da cui guardate voi stessi. Se siete indulgenti con voi, siatelo con gli altri; se date valore a voi, estendetelo agli altri. Questo processo appare difficile e impegnativo se si assume come qualcosa di coercitivo, di imposto. Ma vi assicuro che è di estrema facilità. Se si rispettano queste fasi e, nel contempo, si è morbidi dentro, quali sono gli strumenti a vostra disposizione?
L’intelligenza che Dio vi ha dato assieme all’amore che vi alimenta e vi tiene in vita; l’umiltà, che è l’arma più sicura ed efficace per farvi arrivare dovunque vogliate, per farvi comprendere il tutto. Avete tutti questi elementi, avete questi strumenti come appannaggio. Bisognerà, però, renderli operativi nel quotidiano. Se ogni minuto della vostra vita lo viveste in consapevolezza, non sentireste più la rabbia, non sentireste la fatica del vivere e il dolore che vi coglie continuamente.
Fate questo esercizio quotidianamente, mentre guidate, mentre lavorate; fate questo esercizi di consapevolezza cercando di essere presenti a voi stessi, qualunque cosa facciate. Vi assicuro che la vita vi apparirà più semplice: i contrasti all’interno e all’esterno di voi si affievoliranno e le emozioni che vi attanagliano e vi fanno stare male anche fisicamente, diventeranno ovattati fino a quando non incideranno più sulla gioia di vivere.
Dovete vivere, fratelli, non sopravvivere.
Tenete questo slogan sempre davanti a voi, perché in esso sono comprese tutte le sfaccettature della Verità, e raggruppate tutte le conoscenze.
Ora, insieme a noi, fate un rituale di ricarica di Energia, di Luce e di Amore, per riproporre il benessere e la salute dentro di voi. Immaginate che un fascio potente di luce solare vi investa riscaldandovi all’interno e al vostro esterno e in questo dolce tepore vi crogiolate assaporando il piacere che esso vi procura. È molto sottile, molto profondo e si comunica a tutti i vostri organi. Si sente beneficiato il vostro apparato digerente, il vostro cuore, l’apparato scheletrico, il sistema nervoso, il sistema venoso e arterioso, il sistema linfatico. Tutte le cellule del vostro corpo assorbono e sentono questo piacere, questo benessere. In questo benessere consiste, si trova, la vostra salute. E se vi sentite gioiosi, se vi sentite soddisfatti, vi siete allineati con l’Energia creante.
In questa atmosfera di benessere date corpo a tutto quello che desiderate. Rendete vivi e palpitanti i vostri desideri e le vostre idee. In questo contesto ci sono anche i vostri fratelli ammalati, diseredati, che soffrono nel corpo e nell’anima. Distribuite anche a loro questo vostro benessere e, come avete creato la salute dentro di voi, potete crearla anche per gli altri.
Inserite nel vostro intento le persone che amate e quelle che non amate, tutti i fratelli bisognosi, tutti coloro che si sentono sfortunati e, come voi, anche loro riceveranno la gioia e la serenità che provate. Siete pieni d’amore, sfolgoranti di luce, perché siete nello stato di Grazia. Dio vi concede tutto, tutto dà a chi sa chiedere e sa ricevere.
Anche il nostro amore per voi, come il vostro per noi, è prezioso e necessario per la nostra esperienza.
Addio, fratelli.
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