Esperienze Pre-Morte E Contatto Con L'Aldilà
Esperienze Pre-Morte E Contatto Con L'Aldilà storie vere
Esperienze Pre-Morte E Contatto Con L'Aldilà : oggi condivido con tutti voi questa splendida esperienza di pre-morte e di contatto con l'aldilà che mi hanno fatto conoscere; ciao Francesca, sono Betty e ti scrivo dalla provincia di Perugia; conosco il tuo sito e lo leggo sempre con piacere ed anche avidità, e quando ti avrò raccontato la mia storia capirai perché ti dico che, quando leggo i messaggi che ti arrivano dall’altra parte del velo, mi pare di tornare un po’ a casa, quella casa a cui tutti siamo destinati e che io ho avuto la fortuna e la grazia di visitare per un po’ e poi di tornare indietro per raccontarne un “pezzetto”; si, ho avuto anche io, come tantissime persone nel mondo, un’esperienza di premorte, ovvero sono “morta” per alcuni minuti, mi sono ritrovata nell’aldilà e poi, con mio sommo dolore, sono stata rimandata indietro affinché raccontassi dello straordinario “dialogo” che ho avuto con l’essere più amorevole, dolce, sapiente, compassionevole che si possa immaginare, ma, credimi, le parole umane non possono farti capire le qualità infinite di quell’Essere che per me è lo stesso che chiamiamo Dio, Infinito, Onnipotente ed Onnisciente.
La mia esperienza di premorte e di contatto con l'aldilà, sai Sara, già da un po’ avevo il desiderio di scriverti, ma poi il pudore di esporre una simile esperienza così personale, il timore di affrontare i tanti pregiudizi che purtroppo ancora ci sono su storie come la mia, anche se ormai tutto il mondo le conosce, mi hanno sempre bloccata ma stasera ho deciso che quello che mi è stato detto lassù non posso tenerlo per me, che quel messaggio è davvero troppo prezioso ed importante per tenerlo solo per me, e poi a che servirebbe una cosa tanto grande per una persona sola?.
Come tu condividi gratuitamente e con gioia i messaggi che gli spiriti di amore del cielo ti donano, così anche io ho pensato fosse giusto trovare il coraggio di fare lo stesso, visto che un messaggio è stato dato anche a me, anche se non mi sento ancora di dire il mio nome reale, seguendo l’esempio di te che ti esponi con coraggio, mettendoti al servizio di questa grande opera celeste, dunque ho deciso di raccontare per la prima volta a persone al di fuori della mia famiglia quanto mi è accaduto una sera di dicembre di tre anni fa.
Sono una donna che ha passato la quarantina, non sono sposata, non ho figli e vivo ancora con mia mamma che è vedova, lavoro come impiegata in un ufficio pubblico e la mia vita è sempre stata molto banale, dividendosi tra lavoro, casa e cura di mia madre che soffre da anni di crisi depressive, presa da tutti questi impegni non ho mai avuto il tempo di pensare a Dio o anche solo a quelle che si chiamano “le grandi domande della nostra esistenza”, ho vissuto restando alla superficie delle cose, un giorno dopo l’altro, una settimana dopo l’altra, con l’unico svago di qualche vacanza e qualche uscita con le amiche il sabato sera, molto banale, come ti dicevo, e le poche storie d’amore che ho avuto sono finite tutte, senza infamia né lode.
Ma il 12 dicembre del 2011 una presenza ingombrante che io non sapevo di avere dentro di me è scoppiata nel mio cervello, rivoluzionando la mia piccola vita fatta di piccole sicurezze e tanta indifferenza per la mia anima, anima che fino ad allora io non sapevo nemmeno di avere, un aneurisma, un improvviso e fortissimo mal di testa mi prese mentre ero in cucina a fare qualcosa che ora non ricordo, e dopo la fitta lancinante, insopportabile, ricordo solo pochi flash, le urla di mia madre, volti estranei che si chinavano su di me, rumori lontani e ovattati e poi, non so bene quando, il ricordo di “me” che galleggiavo contro quello che mi pareva essere un soffitto scrostato e grigiastro.
Ho capito che era un soffitto perché girandomi di lato ho visto accanto a me, sulla sinistra, un grosso neon o qualcosa di simile, come se fosse la cosa più naturale del mondo mi sono come “rovesciata”, ero in posizione orizzontale, a pancia in giù e ho visto un lettino sul quale giaceva il mio corpo e tanti camici bianchi che si affannavano intorno a quel corpo, ho sentito che qualcuno di loro urlava con una bestemmia ad un’infermiera e ho pensato che fosse stupido tutto quell’affanno, io stavo benissimo, il dolore alla testa era sparito e non ero mai stata così bene in vita mia.
Mi sentivo “intera”, non so come spiegare, avevo tutto il mio corpo e ancora non realizzavo come fosse possibile che mi stessi osservando da quella posizione, che nessuno mi vedesse lassù, attaccata al soffitto, pensai che, dovendo operarmi, avrebbero dovuto tagliarmi i capelli, quei capelli dei quali andavo tanto fiera, e nel momento in cui pensai ai miei capelli mi ritrovai accanto al mio viso di profilo, sullo stesso piano, mi guardai senza riconoscermi, sapevo solo che non mi importava nulla di ciò che avrebbero fatto ai miei capelli o a quel corpo, non era affar mio, ora stavo davvero bene.
Poi, all’improvviso, mi sono ritrovata fuori da quella stanza, non ricordo se fossi in posizione eretta o ancora orizzontale anche perché avevo poca coscienza del mio corpo, mi sentivo simile ad un puntino, ero in una nebbia luminescente e calda, fatta di tanti punti luminosi, e all’improvviso quella nebbia si è trasformata in un tunnel scuro nel quale sono scivolata a velocità incredibile, sentivo un rumore sordo, come il rombo di un aereo, ma non avevo paura, ero serena, e la luce che intravedevo in fondo a quel buio denso di cui era fatto il tunnel era così incredibilmente bella e calda.
Mi ci ritrovai dentro, a quella luce, in un attimo, ed ero euforica, non so trovare un termine migliore, credetemi, felice ed appagata, sapevo che quel luogo mi apparteneva e che era la mia destinazione naturale, ero al sicuro, la luce era così splendente che temevo potesse ferirmi gli occhi ma mi accorsi subito che potevo guardarla senza timore anche se brillava più di mille soli messi insieme.
Era un mare di amore assoluto, di compassione e bellezza perfetta, io ci galleggiavo dentro e sentivo onde di amore e luce attraversarmi e portarmi gioia, felicità e amore, credetemi, non esiste nulla nell’universo che possa farvi desiderare di uscire da quel mare di luce amorevole, anzi, non esiste più nulla fuori di Essa, c’è solo la consapevolezza totale che lì c’è tutto quello che si può desiderare, tutto quello che ci completa, ci tiene in vita e ci nutre fin nel profondo.
Estasi, si, credo sia stato proprio quello che ho provato in quegli attimi infiniti, è vero, lassù un attimo è l’eternità, il tempo è un concetto senza alcun senso, ci si dimentica di se stessi e si desidera solo fondersi in quel fiume possente di amore e beatitudine.
“Betty”, sentii chiamare questo nome che mi era vagamente familiare e riuscii a malapena a rendermi conto che quella fosse una voce umana, maschile, dolcissima e piena di amore, ma un amore vivo, che mi avvolgeva, non so proprio come dire, “Betty”, ripetè con dolcezza, quasi a volermi richiamare fuori da quel fiume di amore e vita.
Mi ritrovai seduta su quella che potrei descrivere come la sponda di un “fiume” fatto di brillantezza sonora, e non so come ci arrivai lì, so solo che di fronte a me iniziarono a scorrere tutte le scene della mia vita, a caso, senza un ordine cronologico, tutto in un solo istante, vedevo tutto da tutti i punti di vista ed anche provando le sensazioni e i sentimenti delle persone che facevano parte delle scene della mia vita, persone che avevo incontrato e conosciuto nella realtà quotidiana della mia vita.
Seppi, provando un dolore insopportabile, quante volte ero stata indifferente al dolore degli altri e non me ne ero nemmeno resa conto!, all’improvviso un Essere magnifico e potente mi fu accanto, pareva proteggermi dal mio stesso dispiacere mentre guardavo scene che avrei preferito cancellare dalla mia vita.
La Luce che mi aveva accolta facendomi capire cos’è l’Amore del cielo, illuminava quel paesaggio straordinario e da Lei mi giungeva una domanda senza parole, incisa a fondo nella mia mente “sei felice della vita che hai fatto?, credi di aver amato abbastanza?, di aver dato abbastanza di quel che ti ho donato?”; un grande “no” si levò dal fondo di me stessa, e in quel “no” c’era tutta la mia vergogna, mi sentii indegna di stare lì, tutta la mia vita era tornata alla superficie della mia coscienza, mi sentii piena di vergogna e capii che lì potevo avere degli aiuti, delle risposte, anche se ora quelle risposte avevano poco senso, visto che non appartenevo più alla terra.
Una domanda nacque da una parte profonda del mio essere, della mia vergogna e della mia indifferenza umana, “Dio mio, perché tanti soffrono sulla terra, perché le malattie, il dolore, la povertà, se tu puoi donare tutto questo a tutti?”, pareva quasi che lo accusassi delle nostre mancanze e dei nostri egoismi, che pena, e che vergogna!, quasi che in quella domanda ci fosse la giustificazione della mia indifferenza verso il dolore del mio prossimo!
Non so se riuscirò a farvi comprendere, ma pareva che quella domanda fosse suscitata in me dalla Luce stessa, allora mi fu mostrato un episodio della mia vita che avrei preferito dimenticare, e lo vidi con estrema chiarezza, provando contemporaneamente sia i miei sentimenti che quelli della persona che, in quell’occasione, a me si era rivolta, era una mia collega da poco divorziata, con due figli piccoli, io l’avevo sempre vista fare una vita agiata, o almeno così credevo, era bella, sicura di sé, pareva che non avesse avuto mai problemi particolari, sorrideva sempre e non era mai triste, stanca, infelice, ma un giorno è venuta da me con le lacrime agli occhi, mi ha raccontato una storia di debiti e tracolli finanziari causati dai vizi di suo marito, una storia di sofferenze nascoste dietro ai sorrisi, di paure e rinunce, fino al punto di non ritorno; per evitare un pignoramento era venuta a chiedermi un prestito di poche migliaia di euro, sarebbe rimasta quasi senza più mobili in casa e me lo diceva piangendo, ma io, pensando con una sottile invidia alla vita che pareva aver fatto fino a quel momento, ai suoi due splendidi bambini, le dissi, falsamente, che non potevo aiutarla, la vidi andare via a capo basso, e mi vergogno a dire che quasi provavo un senso di sottile rivincita, Dio mio, che donna orribile ero stata!, orribile!
La Luce sembrò inviarmi un amore ancora più grande e io avrei dato anche me stessa per poter tornare indietro a dare quei soldi alla mia collega, a cercare ogni povero del mondo per poterlo aiutare, ogni malato per poterlo sostenere, ”dov’è ora un povero, un bisognoso da soccorrere?”, mi facevo questa domanda con un grande senso di impotenza dentro di me, ero avvilita, fu allora che la verità mi giunse come una rivelazione, ogni essere sofferente ci dona la possibilità di santificarci, ogni malato, ogni povero, ci dona la grazia di poter fare del bene, cosicchè, quando rivediamo la nostra vita lassù, noi possiamo mostrare a Dio il bene fatto, anche se poco, e non vergognarci o vergognarci di meno.
La Luce non mi ha mai accusata, non mi ha mai umiliata, ma ero io stessa a giudicarmi e, di fronte a tutto quell’Amore oceanico, la mia miseria appariva ancora più squallida, mi era stata data una grande verità da portare indietro, senza imparare ad avere la sensibilità verso i sofferenti della terra e senza la nostra cura per loro, senza acquisire la capacità di compassione per il dolore che ci sta intorno, nessuno di noi potrebbe sostenere un giorno tutto quell’Amore celeste che è beatitudine assoluta, nessuno, ne saremmo travolti se non fosse Dio stesso a donarci, nella Sua infinita misericordia, la capacità di recepirlo e poterlo assaporare attraverso la nostra capacità di compassione e amore verso gli altri, vale la pena di vivere e morire solo per poter stare un microattimo immersi in quell’Amore, credetemi.
Il dolore e la sofferenza dei fratelli è una grande strada che ci è donata, a noi e a loro, per avere un giorno qualcosa da poter offrire a Dio come atto di bontà e altruismo, come segno di comprensione di questa fratellanza che unisce tutti gli uomini al di là di ogni barriera culturale, di colore, di religione.
Prima di ritrovarmi nel mio letto in preda al dolore più grande per aver lasciato quel luogo di delizie, ricordo di aver gridato a Dio di donarmi la possibilità di tornare indietro per poter cercare ogni povero, ogni fratello bisognoso all’angolo di ogni strada, e gli dissi che avevo capito che ora tutto ciò che avrei potuto fare per loro sarebbe stato il tesoro più prezioso da poter offrire a Lui, fu come un’illuminazione.
Prima che una mano autoritaria mi spingesse, improvvisamente e senza appello, indietro nel mio corpo ammaccato e dolente, chiesi perdono alla mia collega, glielo chiesi in quel luogo, di fronte alla Luce infinita, ricordo che quella è stata l’ultima cosa che ho fatto in quel mondo di meraviglia e bellezza.
Sono guarita in fretta, anche se la nostalgia di quel luogo mi è rimasta dentro e sarà la pena che mi accompagnerà fino all’ultimo dei miei giorni, quando potrò ritornarci per sempre.
Quando sono stata meglio ho cercato la mia collega e le ho chiesto perdono anche qui sulla terra, lei mi ha guardata senza capire, ovviamente, ma mi ha detto di aver capito, e alla fine ha quasi consolato lei me, eh si, la vita è ben strana, ora quando incontro due occhi che chiedono senza parlare cerco di dare quello che posso ed anche di più, consolo le solitudini degli anziani soli e malati, dono magari anche solo parole ma dono e non sono mai stata così felice nella vita di questa terra, ovviamente, perché la felicità che si prova lassù non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella terrena che è solo una misera imitazione, destinata a finire nel tempo, a trasformarsi in qualcos’altro.
E in questa preghiera a voi fratelli che leggete io, con umiltà, vi prego, finché siete in tempo lenite ogni dolore che incontrate sulla vostra via, donate ogni spicciolo che potete, fate tutte le carezze che potete, asciugate ogni lacrima che potete, sostenete ogni uomo che cade, portate tutta la pace che potete, tutta la compassione di cui siete capaci!, è solo questo il tesoro davvero gradito alla Luce infinita che è Dio e che un giorno potrete donargli.
Esperienze Pre-Morte E Contatto Con L'Aldilà è la testimonianza di Betty
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